REPLICA AL CORRIERE DI CALABRIA

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30/11/2011
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REPLICA ALL?ARTICOLO PUBBLICATO SUL CORRIERE DI CALABRIA DEL 1 DICEMBRE 2011 A PAGINA 64, A FIRMA DI BARBARA TALARICO
Gentile Dottoressa Barbara Talarico, ho letto il suo commento alle mie riflessioni sulle dimissioni del signor Tano Grasso da assessore alla Cultura del Comune di Lamezia Terme. Mi permetta di dire che, secondo me, il discorso è molto più lungo e complesso di una mera sintesi giornalistica che strapazza i ragionamenti e si allea con la più banale e demagogica retorica. Non a caso, il mio punto di vista è in sintonia con quello di firme non meno autorevoli della sua, come quella ad esempio del dottor Corrado Augias che, su un quotidiano abbastanza noto, ?La Repubblica?, si è posto il mio stesso dubbio sulla competenza del signor Grasso a rivestire un incarico del genere. Peraltro, evinco che lei non ha seguito il dibattito che, sin da subito, io stesso ho aperto sull?argomento dopo aver letto il progetto culturale con cui l?assessore si è presentato, senza ancora conoscere come si sarebbe tradotto nella concretezza amministrativa. Da operatore lametino che da quasi trent?anni produce, se non altro, aggregazione pacifica in tutta la Calabria, che ha veicolato l?immagine della regione attraverso la musica e lo spettacolo anche in mondovisione, che ha portato a casa dei giovani calabresi alcuni dei più grandi artisti internazionali di ogni genere, mi sono subito chiesto: la mafia può essere l?unico argomento di un assessore alla Cultura, da propinare in tutte le salse e in ogni occasione? Un progetto culturale può essere scritto in modo talmente denigratorio della realtà che si deve amministrare, peraltro da ospite di passaggio e non da cittadino, da essere esclusivamente il desolante manifesto di una terra di mafia? Il suo commento m?impone qualche premessa. Lamezia, città in cui sono nato e vivo, è innanzitutto tanta gente perbene ed è, indiscutibilmente, una delle realtà del Sud più vitali dal punto di vista della produzione culturale, dalla musica classica a quella popolare, dagli incontri scientifici a quelli letterari, e ancora nel campo del jazz, del folk, del teatro di strada, dell?editoria radiotelevisiva, con iniziative e operatori noti e apprezzati anche in ambito nazionale. Il suo problema principale, oltre ad una criminalità in linea con le principali realtà produttive del Sud, è da sempre rappresentato, innanzitutto, dalla mala politica e dalla cattiva amministrazione, fattori che, nonostante la posizione strategica, lo straordinario territorio e una popolazione da terza città della regione, l?hanno da sempre relegata a ruolo di paesotto. Per quanto riguarda il tema della criminalità, ho sempre pensato che ogni cittadino perbene e ogni imprenditore o professionista onesto possiedano in sé il germe della lotta a ogni forma d?illegalità. Nel mio piccolo, come Lei sa, conoscendomi da quando faceva la cronista ai miei spettacoli, ho dedicato alla lotta alla criminalità decine di articoli, il libro ?la Pecora è pazza?, un impegno costante sia dal punto di vista sociale che culturale, al punto da essere stato invitato anche sul palco di Legalitalia insieme a magistrati e giornalisti, a testimoniare la mia esperienza. Da dirigente nazionale della mia associazione di categoria, ho elaborato formule da inserire nello statuto e contribuito a scrivere un codice etico che consentisse di poter fronteggiare l?aggressione e l?intrusione della criminalità organizzata anche nel settore dello spettacolo dal vivo. Le mie battaglie, portate avanti con discrezione e silenzio, sono bene note a vari personaggi di prestigio dell?antimafia con cui ho condiviso il sacrificio e la paura quotidiana di doverle affrontare. Come sa, ho sempre pensato che la criminalità si combatta costruendo positività e non mi dilungo sull?esperienza da imprenditore che ha prodotto eventi in ogni angolo della regione con comprensibili problemi ?ambientali? di ogni tipo, perché penso che sia fin troppo facile immaginarlo. Ciò premesso, torno al tema. Nel caso della nomina del signor Grasso ad assessore alla Cultura di Lamezia, le domande da porsi sono diverse e le risposte devono comportare un minimo sforzo di ragionamento che vada oltre le facili esemplificazioni. Quali devono essere il ruolo e i compiti di un assessorato alla Cultura e allo Spettacolo di un comune? Il progetto culturale di una città in cui sono presenti fenomeni delinquenziali, peraltro oggi diffusi su tutto il territorio nazionale, può limitarsi a trattare il solo argomento delle mafie, azzerando ogni altro progetto, magari storicizzatosi negli anni e costruito con grandi sacrifici da cittadini che hanno speso la loro vita per produrre qualcosa di positivo per i giovani, l?immagine del loro territorio, la promozione umana e culturale, divenendo anche un modello dalle forti ricadute occupazionali? Di chi è il compito di promuovere l?arte, l?aggregazione, la formazione positiva, la musica, il confronto di sensibilità e coscienze, in una sola parola la cultura, attraverso una molteplicità di iniziative come accade ovunque, se non di tale assessorato? Essere consulente antiusura e antiracket, incarico che più logicamente il signor Grasso ha avuto a Napoli e Roma è, a parere non solo del sottoscritto come ho potuto leggere dalle parole di Augias, tutta un?altra cosa. Essere un negoziante di Messina che si è ribellato al pizzo, è un requisito sufficiente per avere una delega alla Cultura in una qualsiasi città d?Italia, magari a lui sconosciuta? Secondo me, parlare di aspetti legati alla legalità e alla sicurezza, non significa avere lo spessore per presiedere un tale assessorato, tant?è che da nessun?altra parte ciò era mai accaduto. Perché, dopo Napoli e Roma, Grasso è approdato a Lamezia e con un ruolo ben diverso dai precedenti? Napoli non ne avrebbe avuto ancora bisogno, forse, come e più di Lamezia? Come ho anticipato, il discorso è lungo e mi rendo disponibile a qualsiasi confronto serio. Prima di terminare, però, non posso tralasciare la sua battuta sulle canzonette che, nonostante siano tali, come ben sa fanno parte integrante della storia e del patrimonio culturale e umano del mondo intero. Lei trova giusto che, solo a quindici giorni dallo svolgimento del Demofest programmato con un anno di anticipo, evento che ha portato Lamezia alla ribalta nazionale finalmente per fatti positivi, il finanziamento comunale a esso indirizzato sia stato trasferito al festival di libri sulle mafie organizzato dall?assessore, peraltro senza alcun bando e a costi ingenti e, a giudicare dal tipo di allestimento, ingiustificati? Forse lei fa finta di ignorare che, dietro un festival di canzonette come quello, come lo definisce, c?è perlomeno il lungo lavoro di centinaia di persone, rapporti professionali, l?ansia di giovani musicisti, l?attesa di migliaia di persone e di molti suoi colleghi. Legalità, dal mio punto di vista, è innanzitutto rispettare il lavoro degli altri senza arroganza e supponenza, rispettare la città che si va ad amministrare senza generalizzazioni indiscriminate che fanno torto alla gente onesta e perbene, sostenere l?impegno dei cittadini e degli operatori del luogo che vi risiedono e ci lavorano e, se si vuole parlare sul serio di certi argomenti, leggere e applicare il Vangelo, l?unico libro contro le mafie che io conosca.
Ruggero Pegna
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