Commento al progetto culturale dell´assessore Tano Grasso

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01/10/2010
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Illustre Assessore Dott. Tano Grasso, ho letto il suo ?Progetto Culturale per la Città di Lamezia Terme? ed ho provato un sentimento di mortificazione, sia da semplice cittadino, sempre impegnato in molteplici direzioni, compresa quella della battaglia per la legalità e la lotta alla criminalità, che da operatore professionale nel campo della ideazione e produzione di progetti culturali di qualsiasi genere, tra l?altro dirigente nazionale della maggiore associazione di categoria. Lei inizia il documento scrivendo testualmente ?Lamezia ha una straordinaria vocazione produttiva frustrata, però, dalla presenza dei condizionamenti mafiosi?. Avrei avuto voglia di fermarmi qui, ma non l?ho fatto. Mi sarei perso passaggi interessanti, idee condivisibili, l´esperienza forte di chi ha fatto battaglie coraggiose e importanti. Soprattutto, visto che questi suoi aspetti già li conoscevo, non avrei avuto conferma di una sua visione molto condizionata e limitata di un vero progetto culturale. Non si può essere assessori a tema o, meglio, monotematici. Se avessimo dato lo stesso incarico a Licia Colò, sono certo che avrebbe fatto la stessa cosa, fissando tutto sull´ambiente. E´ naturale che lei abbia questo tipo di visione della realtà ma, mi dispiace dirlo, in questo suo documento appare come una fissazione anche a chi, come me, certe problematiche le ha vissute sulla sua pelle. Innanzitutto, un esordio più obiettivo sarebbe stato: "Lamezia ha una straordinaria vocazione produttiva, frustrata e condizionata, però, da anni e anni di malapolitica e, come tutte le realtà del Meridione e, oggi, di molte altre del resto d´Italia, attenzionata dalla criminalità". Ecco, se proprio ci fosse stato bisogno di un´ apertura shock, avrebbe potuto usarne una, comunque, più corretta verso la Città e i suoi cittadini. In realtà, non c´era proprio bisogno di cominciare come lei ha fatto, spinto dalla scarsa conoscenza di questa realtà e, soprattutto, dal dover fare a tutti i costi il suo mestiere. Ho letto un compitino ben scritto, con riflessioni certamente fondamentali nei processi di educazione, istruzione e formazione, ma fuori tema. Altra cosa sarebbe stato se lei, come a Napoli, fosse consulente antiracket e antiusura. Assessore alla Cultura, mi perdoni, secondo me è un´altra cosa! Il risultato? Una fotografia di Lamezia di città mafiosa, invivibile, sopraffatta da ´ndrangheta e malaffare. Non parla mai, però, di malapolitica, quella che ha realmente paralizzato sul serio la crescita di questa città. Gli argomenti che lei tocca sono validissimi, importantissimi, ma non si risolvono col Festival della Legalità o con la politica delle chiacchiere. Forse, se si vuole passare dal politichese alla realtà, bisognerebbe discutere di credito bancario al Sud, di sostegno alle imprese, di trasparente distribuzione del danaro pubblico, di corretto utilizzo delle risorse e del territorio, promuovendo ogni attività secondo criteri di onestà, meritocrazia, legalità, reale contributo alla crescita di ogni comparto produttivo. Il lavoro e il benessere, l´affrancamento dalla povertà, dall´usura, dal bisogno, la cultura della legalità, non si producono attraverso associazioni del tempo libero, ma consentendo ai cittadini di lavorare e produrre. Illustre Assessore, la lezioncina andrebbe fatta innanzitutto alla classe politica che, negli anni, ha trasformato la più importante realtà della regione, in un paesino in cui tutto è stato bloccato in nome di fantasmi e congetture. In realtà, i fantasmi non sono mai spariti, ma il tessuto economico di questa città è stato distrutto. Impresa, edilizia, commercio, tutto quello che è benessere, qui hanno trovato tre ostacoli insormontabili: burocrazia, banche, assenza di strumenti regolatori. Assessore, da Lei ci si aspetta concretezza e chiarezza, non indicazioni su caffè letterari o festival del buon cuore. Qualcuno le ha detto che mancano idee o laboratori? In questo settore Lamezia è tra le più vive, creative e produttive realtà italiane, stimata dappertutto. Da Lei mi sarei aspettato che, anche qui a Lamezia, facesse il suo lavoro, nel giusto ruolo e non quello di chi ha dato la propria vita per creare dignità e occupazione per sè e tanti giovani, per parlare di cultura quando nessuno ne parlava, per parlare di legalità quando era un tabù. Leggendo il Suo documento sono tornato indietro di anni, a quando ero studente del movimento di Azione Cattolica. Da un lato, le chiacchiere di una certa politica e, dall´altra, noi ragazzi che volevamo impegnarci sul serio. Illustre Assessore, ricordandomi della mia leucemia e delle tante donazioni di sangue, piastrine, midollo, che mi hanno aiutato a superarla, in un mio libro dedicato alla lotta alla criminalità, ho scritto: "col contributo di tutti si può battere ogni tipo di cancro". Ognuno, però, deve darlo per quello che ha, che può dare, che gli compete e realmente può servire, non contribuendo ad alimentare confusione e frustrazione. Come lei ha subito colto, di queste due cose, a Lamezia, non ce n´è bisogno.
Ruggero Pegna
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